“Quanti anni hai?” sfide e opportunità di una carriera tradizionalmente maschile.
La questione della parità di genere è oggi al centro dell’agenda politica nazionale e internazionale: è, infatti, il quinto obiettivo dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Un tema che riguarda anche il mondo delle professioni, poiché, nonostante una crescita progressiva della componente femminile, persiste un divario in termini di occupazione, compenso e possibilità di carriera. Relativamente alla nostra categoria, rispetto al numero totale degli iscritti, 73.307, l'incidenza femminile continua a crescere, con un valore pari al 33,4% che permette di consolidare il rapporto uno a tre tra donne e uomini.
Di questi temi ne abbiamo parlato con la dott.ssa Daniela Ambruzzi, che svolge la professione di dottoressa commercialista dal 1979, per una conversazione informale e preziosa sulle sfide e le opportunità di una carriera tradizionalmente maschile. Di origini ferraresi, ma residente a Roma da molti anni si occupa prevalentemente di materia tributaria e svolge incarichi giudiziari, come quello di curatrice fallimentare.
Ci accoglie per la sua intervista con uno sguardo raggiante e un’affermazione che da subito ci ha illuminate: “Le donne prima sono troppo giovani e poi troppo anziane”, quasi anticipando la nostra prima domanda sulle sfide e gli ostacoli culturali che una professionista di ieri e di oggi deve affrontare in un mondo ancora molto maschile.
Tra questi, il tema della percezione dell’età, del “doppio standard” della società nei confronti dell’invecchiamento degli uomini e delle donne insieme a un modello unico di bellezza femminile “la ragazza”, che Susan Sontang1 analizza e riassume nel suo saggio “Sulle donne” in “Invecchiare. Due pesi e due misure”. La dottoressa ci racconta che “le donne in questa professione, soprattutto agli esordi della sua carriera erano considerate più come delle segretarie – assistenti che come professioniste competenti. Le donne erano considerate sempre delle “ragazze”, “appendici” di qualche professionista uomo. Ed è per questo che per emergere e trovare il proprio spazio è stato importante avere una forte determinazione e una grande costanza, oltre a una capacità organizzativa, in una professione in cui è importante avere anche doti manageriali. “Solo con grande determinazione è stato possibile conquistare il mio spazio all’interno di un campo molto maschile”.
L’intervista continua tra alcuni aneddoti sul perché ha scelto questa professione in anni in cui era ancora fortemente maschile e forse capiamo che è stata una scelta che andava quasi a completare la presenza di una sorella medico e una sorella architetto, laureandosi con un bambino piccolo e studiando a ritmi serratissimi dalle 9 alle 2 di notte, per terminare gli studi.
Si è parlato ancora, di molto impegno, grande rigore e concentrazione, per raggiungere gli obiettivi prefissati nonostante gli impegni familiari, in cui ai tempi ci si “arrangiava”, e di come è stato importante iniziare a lavorare in uno studio che faceva fallimentare, “avendo così l’occasione di potermi affacciare in modo concreto alla professione e fare esperienza”.
Tra tanti pensieri e riflessioni chiediamo alla dottoressa se c’è una parola che può descrivere il suo percorso da professionista “Indipendenza”, ci risponde senza esitare “in questi lunghi anni e soprattutto agli esordi, ho dovuto superare molti ostacoli non solo legati ad un pregiudizio culturale, ma alla reale difficoltà di poter gestire e conciliare la vita familiare, dall’altro lato, ho potuto conquistare la mia indipendenza, affermare il mio ruolo di professionista grazie alla mia tenacia e competenza ed essere autonoma economicamente".
Per concludere, le chiediamo quale messaggio vuole trasmettere alle ragazze di oggi e alle professioniste di domani e qui la dottoressa ci illumina di nuovo con un’altra affermazione “Prima capisci chi sei, prima fai meno errori” “Oggi c’è sicuramente molta più attenzione sui temi legati alla parità di genere, ma consiglio alle più giovani, ancora prima di affacciarsi alla professione, di essere consapevoli del proprio valore di investire nello studio, nell’alta formazione, continuando ad essere curiose e impegnate”.
Prima di lasciarci la dott.ssa Daniela Ambruzzi ci confida di amare molto la fotografia, del resto, la stessa Susan Sontang diceva che “le idee più interessanti sono le eresie», un vero inno al coraggio e alla creatività per essere protagoniste del proprio futuro.
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1Susan Sontag “Sulle donne” edito da Einaudi. Raccolta dei saggi più importanti dell'autrice sulla questione femminile dal 1973 al 1975.