Una professione anticiclica nonostante l’incertezza dell’economia
L’Europa soffre ancora le conseguenze dell’inflazione, che causa una condizione di "incapacità di crescere" dell’economia su un orizzonte temporale di lungo periodo. Nonostante il rischio recessione sembra scongiurato, nell’Eurozona prosegue la stagnazione e in Italia si è registrata una crescita del Pil del +0,7%, con un valore superiore a quello degli altri stati europei (+0,5%).
L’ultimo Report Annuale 2024 di Istat mette, però, in evidenza che negli ultimi anni le retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti hanno mostrato una crescita molto contenuta: in particolare nel 2020, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno registrato una decrescita pari al 4,3 per cento, mostrando un deciso recupero nel biennio 2021-2022 (+6,5 e +5,1 per cento rispettivamente) e una crescita ulteriore del 2,5 per cento nel 2023.
Per quanto riguarda i liberi professionisti, invece, i dati dell’VIII Rapporto di Confprofessioni mostrano un incremento del +14,2% dei redditi, un trend che si conferma anche per i dottori commercialisti.
Se, sotto l’aspetto demografico, nel 2023 il numero totale degli iscritti attivi (73.307) è cresciuto lievemente (+0,7%) rispetto al 2022 - non bisogna dimenticare il flusso degli oltre 2.000 mila nuovi ingressi - i valori medi dei redditi e dei volumi d’affari sembrano tenere molto bene, nonostante l’economia italiana non sembri aver superato la fase critica.
Il reddito professionale medio, dichiarato nel 2023 in riferimento al 2022, si attesta a oltre 80 mila euro rispetto agli oltre 74 mila dell’anno precedente, registrando una crescita dell’8,1% e significative differenze di genere. I volumi d’affari dichiarati dai Dottori Commercialisti presentano, invece, un incremento percentuale ancora più consistente (+10,9%), passando dagli oltre 131 mila euro del 2022 ai quasi 146 mila del 2023. Rispetto ai redditi si registra una performance migliore per gli uomini (11,3%) rispetto alle donne (9,6%).
Una crescita che dimostra quanto, nonostante l’attuale incertezza economica dovuta alle tensioni geopolitiche in Europa Orientale e in Medio Oriente, la categoria riesca a mantenere il proprio dinamismo e la propria capacità di creare valore, assumendo un ruolo fondamentale nel rapporto tra cittadini, imprese e istituzioni.
In un contesto in cui il PIL reale resta sostanzialmente invariato, la categoria dei Dottori Commercialisti fa da contraltare con un incremento del 12% in termini di fatturato complessivo che è passato dallo 0,4% allo 0,5% del PIL nazionale.
Più in dettaglio, nell’ambito professionale, è necessario fare una distinzione tra coloro che svolgono l’attività in modalità prettamente individuale da coloro che operano in modo associato o misto (in parte individuale e in parte in aggregazione con altri professionisti).
Sul totale delle dichiarazioni 2023, quasi il 20% dei Dottori Commercialisti dichiara di svolgere l’attività in modalità aggregata (associata o mista). I dati confermano che operare in questa modalità può rappresentare un fattore importante di slancio professionale e reddituale per un’attività più remunerativa, anche per i più giovani.
Come si evince dalla tabella 3, i volumi d’affari medi dei Dottori Commercialisti che operano in aggregazione sono tre volte superiori rispetto a quelli di coloro che svolgono l’attività in modalità individuale; nella modalità mista la differenza è addirittura maggiore con un rapporto di quattro a uno. La fascia di iscritti under 40 è quella che ne beneficia maggiormente con rapporti che raggiungono 3,5 volte (aggregazione) e 4,5 volte (modalità mista). Nel 2023, si registra anche una crescita dei volumi d’affari superiore rispetto a quella media totale (+16%) per i professionisti fino a 40 anni che svolgono l’attività in modalità mista.
Nonostante i benefici economici per i professionisti, le aggregazioni non riescono a decollare a causa del vincolo del doppio versamento del contributo integrativo in caso di fatturazione tra il socio e la sua STP. Nei prossimi anni, l’ideale sarebbe superare tali limiti con l’obiettivo di rilanciare uno strumento molto valido per i Dottori Commercialisti che ormai operano in un contesto nazionale e internazionale sempre più polarizzato dai grandi player multinazionali.
Per quanto riguarda il confronto territoriale, emerge che le medie delle regioni meridionali registrano miglioramenti a doppia cifra (fino al 17 per cento), ad eccezione della Campania (+9%) e con un picco per Basilicata e Molise. Insieme alle regioni del Centro-Sud si difende bene la Liguria con una crescita sostenuta del 15%.
Un incremento maggiore rispetto alle altre aree del Paese, a eccezione dei fatturati delle regioni del Centro trainate dalle ottime performance di Umbria e Lazio. I redditi medi dei professionisti umbri registrano una crescita superiore al 20% rispetto all’anno precedente, mentre i volumi d’affari del 16%.
Un incremento sotto il livello dell’inflazione si riscontra per i redditi dei dottori commercialisti piemontesi (+4%), sul fronte volumi d’affari, invece, il fanalino di coda del 2023 è rappresentato dalla Valle d’Aosta (+5%).