CDC D’Autore. Gli effetti del pasto gratis e il monito alle Casse di Previdenza. Recensione di Stefano Distilli


Tirare le somme, dopo aver consumato “Il pasto gratis” capitolo per capitolo ed essersi addentrati nelle ombre del debito pubblico e nei suoi svariati rivoli, non sarà semplice. Dalla copertina si potrebbe pensare a un “instant book” economico-politico: non è così perché “gli avvenimenti/eventi” in questione non sono “instant” ma disseminati in un tempo prolungato in cui si ripetono le stesse dinamiche con volti e nomi diversi.
Provando a incasellarlo in una categoria letteraria, posto che le precedenti recensioni ne hanno già approfondito contenuti e implicazioni, come potremmo definirlo?
È forse un libro di poesia? Poesie amare e disincantate e, un “Pasto gratis”, non può non richiamare il “Pasto nudo” di Burroughs, ma invece di scavare nelle ferite e nelle paranoie dello scrittore, scava nei nostri vizi e nelle nostre acrobazie sul debito pubblico. E, comunque, rimarremo nudi pure noi.
Un giallo nel quale le prove sono già palesi sin dall’ideazione del delitto e dove i colpevoli ad avvicendarsi sulla scena sono molteplici ma non vengono mai scoperti, che declina nell’Hard Boyled e Pulp? Storie tossiche di spacciatori e drogati di debito pubblico, circoli molto viziosi nei quali si sprofonda per ingenuità. E ne serve sempre di più, si raccontano illusioni, si sottrae denaro ai parenti - tutti noi - che poi dovranno ripagare e chiudere i buchi. Sperando che, come in Pulp Fiction, arrivi un Mr. Woolf a mettere a posto le cose.
Fantascienza? Ne abbiamo viste cose che voi umani, clausole di salvaguardia al largo dei bastioni di Orione e raggi Bonus 110% balenare nel buio.
Un manuale di epica o mitologia? Miti che si ripetono a fare da monito. Metafore di una nazione e dei suoi vizi immutabili. Favole morali, come quella di “Draghi e del debito buono” che dovrebbe essere la nemesi del perfido “debito cattivo”.
Sottotraccia c’è sempre una domanda: come è stato possibile tutto questo? Fuor di metafore, in un articolo di qualche mese fa Veronica De Romanis aveva declinato in modo efficace la frase di Tommaso Padoa Schioppa (2007): “Le tasse sono bellissime”, evidenziando come in effetti lo sono davvero per chi non le paga e, grazie a quelle pagate dagli altri, consuma e gode di beni e servizi pubblici gratuiti. Un famelico pasto gratis perenne.
Osservando il contesto dal punto di vista di una Cassa di previdenza e tornando al precedente paragone “spacciatore/drogato”, potrebbe sembrare che a volte gli investitori istituzionali assumano in qualche modo un ruolo di “pusher” nei confronti dello Stato. Da un lato il meccanismo misure in deficit/pasto gratis e il conseguente incremento dello spread, dall’altra parte soggetti che hanno la necessità di mettere da parte titoli che grazie a tassi adeguati garantiscano al meglio la sostenibilità attuariale e finanziaria, assicurando la capacità di pagare le prestazioni.
E non si può dimenticare, provando a ragionare sul come avviare percorsi virtuosi e responsabili, che proprio le Casse rappresentano un modello all’interno di un sistema Paese che in questi decenni ha alimentato lauti “pasti gratis” a carico delle generazioni future.
Con il D.Lgs 509/1994, che ha stabilito i principi della privatizzazione e i confini che devono contraddistinguerla (spesso valicati dai nostri interlocutori istituzionali), ci si è fatti carico di una componente significativa di debito pubblico, corrispondente al debito latente pensionistico allora maturato (nel nostro caso le analisi hanno dimostrato che i patrimoni trasferiti ne coprivano solo ca. il 10%). Grazie a percorsi virtuosi, che hanno richiesto scelte impopolari volte a riequilibrare il sistema e a raggiungere l’equità intergenerazionale, siamo impegnati ogni giorno nel gestire in autonomia, sotto la vigilanza di diverse authorities, e in autofinanziamento il nostro welfare, dovendo al contempo garantire un’adeguata solidità dei nostri patrimoni e la loro sostenibilità attuariale.
E alla luce dei risultati conseguiti, le Casse sono un esempio della realizzazione dei principi costituzionali di “sussidiarietà” e di affidamento ai “corpi intermedi” di funzioni fondamentali di natura pubblicistica, quali nel nostro caso la previdenza sociale.
Forse è illusorio auspicare l’avvento di un qualche Mr. Woolf che con metodi svelti e decisi risolva la situazione, ci salvi dal debito e ci porti sulla retta via. Forse l’unica soluzione è che ognuno di noi nel proprio ambito riesca a trasformarsi in un piccolo Mr. Woolf e a ricordarsi che ogni pasto costa fatica e impegno. E se W.B. Yeats ammoniva “I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori sono pieni di appassionata intensità” l’auspicio è che i migliori si dotino di maggior convinzione.
La recensione del Presidente Stefano Distilli uscita su “il Sole 24 Ore” ha inaugurato nel mese di maggio il primo appuntamento del ciclo di incontri CDC D’autore, con la partecipazione di Veronica De Romanis, Economista e Professoressa di European Economics Università LUISS Guido Carli e Stanford University Firenze, per riflettere sul tema del debito pubblico degli ultimi dieci anni, partendo dal suo ultimo libro “Il pasto gratis. Dieci anni di spesa pubblica senza costi (apparenti)”, edito da Mondadori. Per l’occasione hanno dialogato con l’autrice Giuliano Amato e Stefano Distilli, con la moderazione di Alberto Orioli, Vicedirettore de Il Sole 24 Ore.
L’iniziativa è nata al fine di promuovere e sostenere un dialogo sempre più attuale con autorevoli firme del mondo accademico, istituzionale ed esperti del settore su temi di diretto interesse per la categoria, per riflettere anche attraverso iniziative laterali sul mondo attuale, sulle dinamiche in atto e sulla storia del nostro paese di cui siamo attori protagonisti.
Ed è per questo che abbiamo scelto come luogo di elezione l’Istituto della Enciclopedia Treccani fondata nel 1925, su iniziativa di Giovanni Treccani degli Alfieri e Giovanni Gentile, con la missione di compilare, aggiornare, pubblicare e diffondere l’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti. Un lavoro costante di ricerca e interconnessione che ha accompagnato la storia del nostro Paese, diventando testimonianza della nostra identità culturale.
L’iniziativa sarà promossa in futuro con nuovi appuntamenti.
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